giovedì 26 novembre 2009

IL TERREMOTO E LE CHIESE


RELAZIONE SULLO STATO DELLE CHIESE DI AUGUSTA DOPO IL SISMA DEL 13 DIC. 1990

Lo stato attuale delle Chiese di Augusta è così riassumibile: nel centro storico risultano perfettamente agibili e funzionanti sia come edificio di culto sia come opere parrocchiali, la Parrocchia della Madonna del Soccorso con l'attiguo convento dei Francescani, e quella di San Sebastiano in Sant'Andrea. Nel territorio di quest'ultima la Chiesa di San Sebastiano, già gravemente lesionata precedentemente il terremoto, è stata da questo ulteriormente danneggiata.
La Parrocchia di S. Francesco di Paola è stata dichiarata inagibile dalla Soprintendenza ai BB. CC. di Siracusa ed è attualmente in corso di puntellamento. Presenta gravissime lesioni alla copertura, ai pilastri del transetto ed agli archi della navata destra.
Parzialmente agibili le opere parrocchiali che presentano però l'handicap di un’unica uscita oltretutto non certo agevole.
Nel territorio della Parrocchia, senza danni rilevanti, si presenta il Convento delle Suore Francescane, mentre quello delle Suore di S. Anna, presenta delle lesioni murarie allo stato non pericolose.
La Parrocchia della Madonna Assunta (Chiesa Madre) ha subito gravissimi danni alla copertura, alla facciata laterale destra. Risulta totalmente inagibile.
Nel territorio sono inagibili: la Chiesa dell’Annunziata, quella delle Anime Sante
e quella di S. Giuseppe (anche se quest’ultima si ritiene possa essere aperta al culto con interventi di modesta entità).
Agibili, anche se con qualche difficoltà, le Chiese del Carmine e delle Grazie. La Chiesa di S. Domenico, già chiusa al culto da tempo per lavori di restauro, ha visto ulteriormente compromesse le strutture sopratutto dalla parte absidale.
Nel quartiere della Borgata, il più colpito nel patrimonio edilizio privato, ha subito leggeri danni la Parrocchia del S. Cuore; in particolare sulla facciata del tempio, mentre intatte risultano le opere parrocchiali. La Parrocchia di S. Lucia presenta lesioni in atto non pericolose alle murature sia delle chiesa sia delle opere parrocchiali.
Da quanto esposto si rileva che le Parrocchie maggiormente colpite dal sisma del 13.12. u. s. sono quelle dell’Assunta e di S. Francesco di Paola.
Ad una prima analisi i tempi per il loro riutilizzo si prospettano molto lunghi,
conoscendo anche i tempi di certi tipi di interventi.
È quindi necessario reperire altri locali da adibire al culto ed a centri di aggregazione quali erano le stesse parrocchie prima del sisma.
Si presentano di seguito alcune proposte, specificando tuttavia che le stesse hanno bisogno di ulteriori verifiche di fattibilità (vincoli di qualsiasi tipo, proprietà, disponi-bilità di mezzi e persone).
Per la Parrocchia dell'Assunta una prima struttura provvisoria può essere realizzata

chiudendo la copertura del mercato ittico che sorge proprio alle spalle del Tempio e che avrebbe il vantaggio di poter utilizzare le opere parrocchiali ancora agibili. Un tendone o un prefabbricato potrebbe essere ubicato all’interno del cortile dell’ex Convento dei Domenicani che non ha subito danni particolari e che è situato nella stessa zona. La struttura mobile potrebbe essere allocata all'interno dei giardini pubblici, anche se questo comporterebbe un allontanamento dal centro parrocchiale. Infine la Comunità potrebbe sfruttare, accelerando i lavori per rendere perfettamente agibili le chiese del Carmine e di San Giuseppe, queste due chiese per le proprie esigenze di culto.
Per la Parrocchia di San Francesco di Paola una prima soluzione potrebbe essere data dall'utilizzo della chiesa della Grazie per le celebrazioni. Una eventuale struttura mobile potrebbe trovare posto sullo spiazzo antistante la chiesa, su via Marina Levante.
Oppure essere sistemato lungo la via dei Cordai anche se questo allontanerebbe la Comunità dal Centro Parrocchiale, di cui si potrebbero ancora sfruttare le opere.
Per le esigenze di catechesi di entrambe le Parrocchie sarebbe infine auspicabile la collaborazione dei conventi femminili delle suore Orsoline e di Sant’Anna per la Chiesa Madre, e delle Francescane per quella di San Francesco di Paola.

giovedì 19 novembre 2009

LA STAMPA LOCALE DEL 16 DICEMBRE 1990

RELAZIONE SULLA VALUTAZIONE DELL'INTENSITA' MACROSISMICA






14 dicembre 1990
Gazzetta del sud

Polo di Priolo, scattati i sistemi di sicurezza
Danni per miliardi alla cementeria di Augusta

Priolo
Ancora una notte di grande paura a Priolo nel ricordo terribile di quel 19 maggio del 1985 quando un violentissimo incendio, dopo una tremenda esplosione, bruciarono le “torridell'ICAM. Fortunatamente, oltre alla grande paura nella città industriale a 13 km da Siracusa non si sono verificati danni di particolare entità se si eccettua qualche calcinaccio caduto per strada e un ascensore precipitato lungo il suo alloggiamento fortunatamente quando era disattivato e dunque senza provocare alcun danno.
Come sempre quando la violenta scossa sismica è stata avvertita, sono scattati i sistemi di sicurezza delle aziende che operano nel polo petrolchimico, a ridosso del centro abitato.
Seguendo un iter ormai collaudato, i tecnici aziendali addetti alla sicurezza hanno immediatamente arrestato gli impianti dopo aver fatto bruciare per intero il prodotto nelle “colonne” (e questo giustifica le dense volute di fumo nerastro notate soprattutto ieri mattina) (?).
L'attività produttiva delle industrie è poi tornata alla normalità quando, constatato che non esisteva più alcun pericolo ed una volta effettuate tutte le necessarie verifiche tecniche, gli impianti sono stati rimessi in marcia. (mentre si aspettava la replica del terremoto!)
Gravissimi i danni causati dal terremoto alla cementeria di Augusta: da un primo sommario sopralluogo dei tecnici effettuato presso lo stabilimento di Megara Giannalena, pare che ammontano a diversi miliardi di lire. (e mentre i terremotati aspettavano la ricostruzione la cementeria è stata interamente ricostruita! Con quali soldi?)
I danni maggiori, che solo per un miracolo non hanno causato conseguenze a persone si sono verificati presso i reparti di vecchia costruzione. Gli stessi dirigenti della società che fa capo al gruppo Unicem, da tempo li avevano giudicati fatiscenti. E non a caso avevano programmato la costruzione di una nuova linea che darebbe lavoro per alcuni anni a diverse centinaia di addetti, realizzando così un impianto moderno ed ecologicamente molto più valido di quello attuale.
Da quello che si è potuto sapere sono rimasti seriamente danneggiati un forno di cottura, un lavino del crudo e strutture di collegamento.
Gianna Pellegrino
Nello Pappalardo












Gazzetta del sud
Domenica 16 dicembre 1990
Pag. 25

Augusta, mobilitata la Marina per eliminare le macerie

AUGUSTA - A tre giorni dal violento terremoto i gravissimi danni subiti ad Augusta sono stati finalmente censiti.
Il presidente della Regione siciliana: Rino Nicolosi, al termine della riunione tenutasi venerdi sera nella prefettura di Siracusa alla quale sono intervenuti gli assessori regionali Piccione (Lavori pubblici), Gorgone (Territorio ed ambiente) e Leanza (Cooperazione), nel corso della quale si è incontrato con i sindaci dei comuni più colpiti da1sisma, dopo avere valutato la drammatica relazione svolta dal Sindaco della città prof. Carmelo Tringali, che gli ha avanzato la richiesta di una serie di provvedimenti a favore della città e delle categorie produttive più danneggiate dal sisma, ha concesso al comune di Augusta un primo aiuto finanziario di 500 milioni di lire da utilizzare per le più elementari esigenze delle migliaia di senzatetto che sono stati fatti evacuare dalle loro case devastate dal processo tellurico.
E' poca cosa, certo, quasi una goccia d'acqua in un grande mare, ma la dimostrazione che finalmente le esigenze della città cominciano ad essere prese in considerazione.
Per quanto riguarda le esigenze di natura logistica si devono registrare gli interventi della Marina Militare che, come, come ha comunicato ieri sera il capitano di vascello Mutini, vice comandante della base navale di Augusta, invierà diverse squadre di marinai che dovranno partecipare all’eliminazione delle macerie delle case colpite.
Da oggi inoltre il comune appronterà un grande capannone in periferia, dove i senzatetto potranno depositare i loro mobili contenuti nelle case inagibili, per il cui trasporto dalla zona colpita saranno messi a disposizione alcuni autocarri che saranno forniti dal Comune nel caso che la Protezione civil non possa intervenire con mezzi dell'esercito.
Per quanto riguarda l'intervento delle forze politiche che cominciano va detto che sono giunti ieri in città ed hanno preso contatto col sindaco e l'unità di crisi comunale, un'autorevole delegazione dell'MSI-Dn formata dall'eurodeputato Gianfranco Fini, dalla Senatrlce Moltisanti, dai deputati Bono, Cavallaro e Rallo e dall'avv. Puccio Forestiere, nonché l’on. Salvo Andò per il PSI e il deputato regionale Sebastiano Burgaretta che hanno assicurato il loro intervento a favore di Augusta. Sono continuati inoltre gli accertamenti tecnici agli edifici distrutti o danneggiati da parte di professionisti del luogo, offertisi volontariamente, e dei tecnici del Genio civile di Siracusa e della Sovrintendenza ai beni ambientali.
Francesco Traina


































































































































































































domenica 1 novembre 2009

13 dicembre 1990: il terremoto di santa Lucia

(le foto del terremoto nascosto all’Italia)

La Sicilia
prima pagina
Giovedì, 13 dicembre 1990.

All'1 e 25 una violenta scossa del settimo grado ha attraversato la Sicilia orientale facendo tremare città e paesi
Terremoto, notte di paura
Epicentro il golfo di Noto: colpita soprattutto Carlentini
Per 45 secondi la vita si è fermata - Nella cittadina siracusana è crollato un palazzo a tre piani: due vittime - Si scava sotto le macerie alla ricerca di eventuali dispersi - In diverse zone si segnalano feriti non gravi - Il sisma annunciato un forte boato - La gente si è riversata nelle strade.

Catania

Un fortissimo terremoto nel cuore della notte - intorno all1,25 - ha gettato nel panico quasi tutta la Sicilia orientale.
Scosse, un po' più deboli, si sono avvertite anche all'1,45 e alle 2.
Il sisma, del settimo grado della scala Mercalli, ha avuto il suo epicentro al largo del golfo di Noto. È durato a lungo, circa 45 secondi, ed è stato preceduto da un forte boato.
Secondo le prime frammentarie notizie, la situazione più grave si presenta a Carlentini. Nel centro del Siracusano, in via De Amicis, è crollata una palazzina di tre piani. Dalle macerie sono stati estratti due cadaveri, mentre altre tre persone risultano disperse. Feriti leggeri vengono segnalati un po’ dovunque. Caduti molti cornicioni e qualche fabbricato rurale.
Nella zona industriale di Augusta la scossa ha provocato principi di incendio.
Il panico è stato enorme. La gente, svegliata di soprassalto nel cuore della notte, si è riversata per le strade di città e paesi. Intere famiglie sono uscite di casa portandosi dappresso donne, vecchi e bambini. Molti in auto si sono diretti verso l’Etna, credendo che si fosse aperta qualche bocca eruttiva.
In tutti i paesi pedemontani la popolazione è rimasta nelle piazze. Lo stesso è avvenuto a Catania, Siracusa, a Ragusa, a Noto, a Caltagirone. Non c'è stato paese che non abbia avvertito con paura la fortissima scossa. Intasati i centralini dei vigili del fuoco, dei carabinieri e della polizia.
Una grande folla anche davanti alla sede del nostro giornale. Tutti chiedevano notizie, anche perché, in un primo momento, non si aveva alcuna percezione di dove fosse stato l'epicentro del sisma. Soltanto più tardi da Roma il centro sismologico segnalava che l'epicentro era stato nel golfo di Noto e che la scossa era stata del settimo grado della Mercalli.
A quanto sembra la zona più colpita è stata tutta la fascia costiera. Ad Augusta sono stati segnalati danni ai piani alti dei palazzi (????), anche quelli di recente costruzione. Molti muri hanno subito profonde lesioni. I sistemi di emergenza hanno bloccato gli impianti industriali di Augusta, di Priolo per evitare fuoruscita di gas e possibili incendi. Ad Acireale sono crollate vecchie abitazioni alla periferia della città e nelle campagne vicine.
Nonostante che il sisma sia stato largo del golfo di Noto, l’Etna pure ha avuto qualche sussulto. Un forte vento si è levato nella zona, aumentando la paura nella popolazione pedemontana. A Noto sono caduti pezzi di edifici barocchi già pericolanti e transennati. Sono caduti cornicioni e grosse crepe si sono aperte nei palazzi centenari. Anche la caserma dei carabinieri ha subito lesioni. Il centro storico di Noto era già ad alto rischio: e la forte scossa di terremoto gli ha dato una durissima botta.
A Carlentini, come si è detto, si sta scavando per cercare di salvare le persone rimaste sotto le macerie. Alla volta del centro Siracusano è subito partita una colonna della protezione civile con le attrezzature necessarie.
All'ospedale di Lentini sono stati ricoverati alcuni feriti, colpiti dalla caduta di cornicioni, ma non sono in gravi condizioni. Qualche anziano è stato ricoverato per collasso cardiaco. Molte persone, soprattutto anziane, colte da malore sono state portate al pronto soccorso nei vari ospedali cittadini. Non si segnalano al momento decessi. La forte scossa di terremoto ha fatto saltare le linee elettriche ma non quelle telefoniche (anche se in qualche caso ci sono state difficoltà di comunicazione). Il sisma ha fatto ondeggiare gli edifici soprattutto quelli dei piani alti, mandando in frantumi, quadri, posateria, suppellettili.
È stato più il panico che altro, ma il timore che la scossa potesse ripetersi non ha fatto dormire quasi nessuno in tutta la Sicilia orientale. Solo la zona a nord della provincia di Messina non pare abbia avvertito il sisma. Si può dire che stanotte circa due milioni di persone abbiano dormito all'addiaccio o dentro le auto. La gente è letteralmente scappata di casa affluendo nelle strade, nelle piazze, o dove credeva di essere più al sicuro.
Dappertutto è stato un accorrere di ambulanze degli ospedali e dei mezzi di intervento dei vigili del fuoco. Grande apprensione soprattutto nei centri di ricovero per anziani. Alla casa di riposo Monsignor Ventimiglia a Catania le assistenti hanno detto: I nonni hanno avuto paura, ma li abbiamo tranquillizzati.
Un panico enorme come solo un terremoto nel cuore della notte può provocare. Ora toccherà ai sismologi leggereil fenomeno, per poter dire se è collegato alla faglia che dall'Etna arriva alla Val di Noto e se l'attività del vulcano e in qualche modo “implicatanel terremoto di stanotte che ha gettato nel panico mezza Sicilia.
Tony Zermo
(Il servizio continua a pag. 10)

14 dicembre 1990
14 dicembre 1990 Gazzetta del Sud

Gravi lesioni a numerosi edifici dei quartieri nuovi, migliaia i disastrati

Devastata Angusta nord




AUGUSTA - Dopo la notte di terrore e di panico provocata dal disastroso terremoto che ha sconvolto la Sicilia sud-orientale e che ha causato la morte di numerosi abitanti di Carlentini fra i quali tre augustanesi che si erano trasferiti nel vicino centro, Augusta ieri ha provato a fare un primo bilancio dei danni che si stanno rivelando, con il passare del tempo, molto più gravi di quanto si temesse.
Dalle notizie pervenute all'Ufficio tecnico comunale, dove a causa dell'inagibilità del Palazzo di città, fortemente danneggiato, si è insediato il comitato di Protezione civile, presieduto dal sindaco Carmelo Tringali Augusta ha subito danni gravi, specialmente alle abitazioni della zona nord della città, cioè in quei quartieri prima identificati nel rione Borgata. Stranamente il sisma ha causato i maggiori danni nei nuovi quartieri, colpendo con particolare violenza complessi di edilizia economica e popolare, resi inagibili ed inabitabili per centinaia di famiglie. Nel centro storico, invece, i danni sono anche gravi, ma non quanto quelli arrecati alla zona nuova.
Per fortuna non ci sono stati crolli totali. Le strutture in cemento armato hanno resistito all'urto del movimento tellurico, ma altri palazzi hanno visto gravemente lesionate le pareti esterne o quelle divisorie degli appartamenti. Secondo le prime cifre sono almeno 700 le famiglie di senza tetto, mentre i danni ammonterebbero a svariate decine di miliardi. Più del 60% delle nuove costruzioni di Augusta nord può considerarsi, a detta degli esperti, totalmente inagibile.
Se per quanto riguarda il ripristino dell'abitabilità degli edifici lesionati le misure da adottare non potranno essere immediate, in quanto hanno bisogno di programmazione e finanziamenti, è urgente invece il bisogno di trovare una soluzione rapida per oltre duemila cittadini che si sono trovati impossibilitati a tornare a casa propria. E tempestivo è stato l'intervento dell'amministrazione comunale, e del sindaco Tringali validamente collaborato dagli addetti al servizio di Protezione civile.
Conosciuto il numero dei senzatetto, il sindaco infatti ha proceduto alla requisizione dell'Hotel «Villaggio Valtur» di Brucoli, dotato di mille posti letto, del complesso turistico alberghiero «Acquasanta» di Monte Tauro di Augusta con 140 posti e dell’Hotel «Villa dei Cesari» di Augusta con altri 40 posti dove, dalle prime ore di ieri pomeriggio, sono sistemati i cittadini in prevalenza fatti evacuare dalle case pericolanti e concentrati nel pallone tensostatico in allestimento nei pressi delle zone più colpite dal sisma. Nei riguardi dei senzatetto, è stata disposta ieri pomeriggio la distribuzione di pasti caldi. (la protezione civile non era ancora intervenuta)
Gli abitanti dell'isola intanto in questa occasione hanno dovuto fronteggiare grandi difficoltà per tentare di dirigersi verso luoghi più sicuri, a causa della mancanza del secondo ponte di accesso, richiesto da oltre vent'anni, e ancora in costruzione. Per il resto, la città è semiparalizzata dalla paura.
Molti, in attesa della temuta replica non sono rientrati nelle loro case.
Tra gli edifici inagibili, c'è anche il moderno complesso sanitario dell'istituto di Villa Salus, da dove nottetempo oltre cento ricoverati sono stati trasferiti in parte all'Ospedale civile o in altri nosocomi o portati in famiglia.
Fra le chiese inagibili e pericolanti, la Chiesa Madre, e quelle di S. Francesco, del Sacro Cuore, delle Anime Sante e di S. Nicola di Brucoli. Una ventina i feriti causati dal terremoto, tutti medicati all'ospedale cittadino.
Ieri sera, intanto, sono arrivati da Palermo quaranta carabinieri del Nucleo compagnia esterna per essere impegnati in operazioni di antisciacallaggio nei paesi colpiti dal sisma.
Francesco Traina


GAZZETTA DEL SUD
VENERDI 14 DICEMBRE 1990
PRIMA PAGINA

Ore 1,24 di ieri: una scossa di 45”, 7° grado Mercalli, provoca il crollo di tre palazzine, panico (4 morti) e danni (2 mila senzatetto) in sicilia Orientale

Il terremoto venuto dal mare e preceduto da un boato
uccide a Carlentini dodici persone sorprese nel sonno

I feriti gravi sono undici. Un bimbo di 4 anni miracolosamente illeso, mentre sono morti i suoi genitori e una sorellina. Arrestati due giovani sciacalli.

A CATANIA: danneggiati quasi tutti gli edifici pubblici, tremila le richieste di accertamenti dalle abitazioni private. Oltre duecento senzatetto a Scordia. Evacuato l’ospedale a Mineo.
A SIRACUSA: quattrocento dissesti statici nei palazzi del quartiere Umbertino, il più colpito dal sisma. Duecento i sopralluoghi e sono appena all’inizio. Lesioni nelle case di Lentini, Augusta e Noto dove i duecento detenuti del carcere sono stati radunati nel cortile e saranno trasferiti. Nessun danno a Ragusa e a Messina ma molta paura.


DALL'INVIATO
CARLENTINI - Quarantacinque lunghissimi, interminabili, secondi di terrore. Poi la tragedia, annunciata da un cupo boato e seguita da un tonfo sordo. La terra ha tremato e pressoché contemporaneamente tre edifici a due piani, della zona delle «quattro piazze» a Carlentini, centro a trentacinque chilometri da Siracusa, si sono sbriciolati, rovinando su se stessi, seppellendo dodici persone sorprese nel sonno. Tre delle vittime sono bambini in tenerissima età. Un altro bimbo di quattro anni è l'unico superstite di una famigliola (padre, madre ed una sorellina più piccola) distrutta in pochi secondi dalla scossa tellurica che i sismografi hanno registrato negli osservatori con un'intensità pari al settimo grado della scala Mercalli e con epicentro a cinquanta chilometri al largo del golfo di Noto. Il bilancio, già assai grave, è appesantito anche dagli undici feriti ricoverati all'ospedale civile di Lentini, le condizioni di salute di alcuni dei quali sono state definite dai sanitari preoccupanti anche se non critiche.
Dodici, dunque, i corpi estratti durante le venti ore di febbrili ricerche dei soccorritori: Santo Furnari, 32 anni; Sebastiano Musumeci, 30 anni, la moglie di questi Francesca Mallo, 26 anni, e la loro figlioletta Veronica di tre anni (l'altro figlio della coppia, Rosario, 4 anni, è miracolosamente scampato); ancora una giovane madre, Antonella Cardillo, 23 anni, con i suoi due bambini, Antonio e Roberta Sorge di 4 anni e 18 mesi, e la sorella Loredana Cardillo, 21 anni;
Maria Ferrara, 55 anni; Lucio Turco, 83 anni, la moglie Giovanna Benintende di 77; e Concettina Carlentini, 62 anni.
La lunga notte di Carlentini è cominciata all’1,24 di ieri quando il violentissimo sisma ha fatto riversare per le strade l'intero centro abitato.
Non c'è stato nemmeno il tempo di rendersi conto di quel che era accaduto. E' stato tutto un susseguirsi di richieste di aiuto, invocazioni di soccorso, che provenivano da sotto le macerie, dai palazzi sventrati, dalle auto incolonnate nelle strette vie del centro già pochissimi istanti dopo la scossa tellurica. Tremenda la scena che si è mostrata agli occhi dei soccorritori in via De Amicis, dove si è verificato il primo crollo.
Subito la prima tragica certezza: sotto quelle macerie era rimasta sepolta un'intera famiglia. Non si è fatto in tempo nemmeno a organizzare i primi soccorsi perché si è dovuto far fronte ad un'altra drammatica emergenza. A pochissime decine di metri, in via Corsica, altri due edifici, l'uno attaccato altro, erano crollati. Anche qui, imprigionate sotto tonnellate di mattoni e calcinacci, altre vite umane.
Sono scattati i primi aiuti, organizzati da carabinieri, polizia (è intervenuto anche il decimo reparto mobile di Catania), vigili urbani. Via via sono arrivati anche i vigili del fuoco, giunti oltre che dalla vicina Lentini, anche da Catania e Siracusa, a cui si è affiancata una speciale unità mobile antisisma da Ragusa.
Ed ancora, uno dopo l'altro, i volontari della Croce Rossa, i primi mezzi di soccorso sanitario dagli ospedali civili di Lentini e di Siracusa; anche le guardie zoofile di Ragusa ed i cani delle unità anticatastrofe di Canicattini Bagni. Il presidente della Repubblica Francesco Cossiga avrebbe voluto raggiungere subito Carlentini, ma è stato sconsigliato. E' giunto a metà mattina a Siracusa e nel pomeriggio nella zona colpita dal sisma, invece, il ministro per la Protezione civile, on. Vito Lattanzio, con il presidente della Regione siciliana, on. Rino Nicolosi, e gli assessori regionali Gorgone e Piccione. Nella delicata opera di ricerca dei superstiti - alla fine sono state undici le persone estratte dalle macerie - hanno collaborato tutti. Si è scavato con le mani, con improvvisate palette, utilizzando tutto quanto potesse essere utile. A guidare le primissime ricerche la flebile voce di alcune delle persone rimaste intrappolate e che di tanto in tanto riuscivano a farsi strada nel vociare concitato dei soccorritori. Più di uno, purtroppo, parlerà finché avrà fiato in gola e forza in corpo, ma inutilmente.
Eppure la lunga notte di Carlentini aveva fatto pensare all'inizio che la tragedia avesse potuto avere dimensioni più contenute. E questa speranza ha un nome, quello di Rosario Musumeci, 4 anni. Il bambino è stato trovato in lacrime, con il volto tumefatto, tra le macerie della sua casa di via Edmondo De Amicis:
«Ho sognato una strega cattiva - sono state le sue prime parole quando ha riaperto gli occhi dopo sonno ristoratore nelle corsie dell'ospedale civile di Lentini dove è stato subito ricoverato-. Per il resto non mi ricordo più niente, solo un grande rumore». Rosario è l'unico sopravvissuto della sua famiglia. Alle prime luci di ieri, infatti, i vigili del fuoco, utilizzando finalmente anche gli escavatori meccanici, sotto una gelida e fitta pioggia che da qualche ora, aveva preso a cadere e che ha osteggiato le operazioni di soccorso per buona parte della mattinata, hanno trovato i corpi senza vita del padre del bambino, Sebastiano Musumeci, della madre Francesca Mallo e della sorellina più piccola, Veronica. Giacevano tutti sul letto matrimoniale dove la violenta scossa sismica li aveva sorpresi mentre dormivano. Il padre del bimbo scampato è stato trovato adagiato sulla moglie e la piccola figlia: aveva inutilmente, fatto scudo col suo corpo nel tentativo di strapparle alla morte.
L'elenco delle vittime, col trascorrere delle ore, si è andato allungando. Oltre alle undici persone sepolte dalle macerie vanno messe nel conto anche altre quattro morte a causa della paura provocata per la forte scossa tellurica. A Francofonte, altro comune del Siracusano, è morto l'ex sindaco Antonino Bellofiore; a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, una donna di 86 anni; Grazia Parisi; a Catania, Beniamino Rametta 74 anni; a Militel1o Val di Catania un uomo di 73 anni, Sebastiano Guarrasi. Quasi duecento poi, nel Catanese, le persone ferite perché colpite da calcinacci.
E nel desolante panorama non sono mancati nemmeno gli sciacalli: due giovani sono stati fermati ieri mattina a Carlentini dalla polizia che li ha sorpresi all'uscita da una casa abbandonata precipitosamente dai proprietari subito dopo il terremoto.
La scossa è stata avvertita in tutta la Sicilia Orientale, da Ragusa a Messina. In maniera particolarmente intensa nelle province di Siracusa e Catania, dove sono stati danneggiati edifici pubblici e abitazioni private.
Aldo Mantineo


La Sicilia
14 dicembre 1990
pag 21

Da tutta la provincia segnalazioni sulle gravi conseguenze del sisma: danni ingenti agli edifici pubblici e privati

Quaranta le persone rimaste ferite ad Angusta
E’ morto per infarto l'ex sindaco di Francofonte

Il terremoto che ha colpito la Sicilia orientale non ha risparmiato, purtroppo, il Siracusano. Danni a edifici pubblici e case, numerosi feriti, panico e tanta paura, se si esclude la tragedia di Carlentini.
Ad Augusta non si sono segnalati, per fortuna, gravissime conseguenze, come invece accadde nel disastroso sisma del 1908. Millecinquecento, feriti, i senza tetto in cerca di sistemazione. Non ci sono state vittime, ma presso il nosocomio megarese si sono portate oltre quaranta persone per medicazioni varie e ricoveri veri e propri. Calcinacci e intonaci sono caduti all'interno delle singole abitazioni.
Una signora è viva per miracolo. Alle otto del mattino, infatti, un pesante macigno è crollato sul cuscino del letto sfiorandole il capo. Danni pure al cimitero.
L'arco in muratura dell'ingresso è andato distrutto e sono state scoperchiate diciotto tombe. Altre bare sono sprofondate. Danneggiata anche la cappella centrale e diverse chiese della cittadina. La Chiesa Madre è inagibile per le lesioni riportate dalle volte e dai muri perimetrali. L'ingegnere Tullio Marcon, ex direttore dell'ufficio tecnico, sta effettuando volontariamente, per conto del servizio di Protezione Civile, alcuni sopralluoghi ai ponti spagnoli di accesso al centro storico e al viadotto di corso Sicilia.
Stessa cosa fanno anche i tecnici municipali. Rimangono inagibili i locali dell'Usl 27, mentre l'ospedale Muscatello ha retto benissimo agli effetti del pauroso sisma. Villa Salus, invece, ha subito ingenti danni e di conseguenza parte dei degenti sono stati trasferiti. Nel corso della prima notte, dopo il devastante fenomeno naturale, è venuta a mancare l'energia elettrica, mentre nella tarda mattinata i forni rimasti aperti sono stati presi letteralmente d'assalto.
Il quaranta per cento delle abitazioni della Borgata risulta danneggiato. Cornicioni, muri, tetti sono lesionati, addirittura, distrutti. In alcuni palazzi sono visibili dall'esterno camere da letto e altri ambienti per il crollo totale delle parti esterne. Migliaia di augustani hanno lasciato la città dirigendosi verso Monte Tauro. Il sindaco, assieme al segretario generale e a tutto lo staff di segreteria, si è trasferito nella sede dell'ufficio tecnico di piazza Castello.
A Rosolini molta paura e pochissimi danni. Lesioni si registrano in un'abitazione di contrada Perpetua, di proprietà di Luciano Di Mari. Il sindaco, dott. Salvatore Di Lorenzo, ha ordinato la chiusura di tutte le scuole fino a sabato per motivi precauzionali.
Melilli esce gravemente danneggiata dal terremoto di mercoledì notte. Non vi sono state vittime, ma sono rimasti gravemente danneggiati quasi tutte le strutture pubbliche, le chiese e duecento abitazioni private.E’ inagibile e gravemente lesionato il palazzo comunale, così come lo stabile che ospita la caserma dei carabinieri. Il sindaco Cannata, ha ordinato di transennare tutte le zone a rischio e coordina i soccorsi assieme a carabinieri e vigili urbani. La Chiesa Madre di Sortino, invece, ha subito delle sensibili ripercussioni e la statua esterna di S. Giovanni è miseramente crollata. Ingorghi a non finire sulle vie principa1i e pronto intervento andato in subito «tilt».
A Lentini è stato ordinato lo sgombero degli uffIci della Polizia di Stato. Oltre un centinaio le case lesionate e migliaia le persone che si sono riversale in strada per trascorrere l’intera notte all'interno delle proprie vetture. I locali della squadra mobile di via R. da Lentini hanno riportato gravissimi danni.
In compenso, nessuna vittima viene segnalata. I vigili del fuoco del distaccamento locale sono prontamente intervenuti, mentre si sono prodigati alacremente anche carabinieri e polizia. Intanto, la CGIL di Lentini, tramite il segretario on. Luigi Boggi, ha chiesto al ministro della Protezione Civile, al presidente della Regione, al prefetto di Siracusa, ai sindaci dei centri limitrofi, la quantificazione e il risarcimento dei danni causati dal sisma, la predisposizione di un piano di sicurezza e la relativa prevenzione, facendo leva sul volontariato.
Ad Avola sono state nove le "quadre impegnate in prima linea. Qualche danno alle infrastrutture ma niente di serio alle persone.
Pachino è risultato il paese meno colpito dal sisma. Solo molta paura ed un'auto danneggiata in via La Marmora .
A Francofonte è mancata l'energia elettrica, hanno subito danni le chiese «Madre», «Carmine» e «dell'Angelo» e il cimitero. Per infarto è deceduto l'ex sindaco ed ex presidente democristiano dell'Usl 28, avv. Antonino Bellofiore. Quaranta sono le famiglie senza tetto che hanno trovato provvisorio rifugio presso una scuola elementare.
Patrizio Rispoli
Corrado Arangio
Enrico Busacca
Domenico Formica
Andrea Mollica
Paolo Mangiafico
Filadelfio Messina
Gigi Perricone


45 lunghissimi secondi
Venerdì 14 dicembre 1990
Gazzetta del sud
pagina 2

Il terremoto venuto dal mare
La risposta alla scossa registrata nel Canale di Sicilia un mese fa? 45 lunghissimi secondi

Pino Finocchiaro

Catania
Era l'una, 24 primi, 34 secondi e 45 centesimi quando si è scatenato l'inferno.
La terra ha vibrato per otto minuti, anche se sono state avvertite dalla popolazione soltanto 40-45 secondi.
E in quegli attimi si preparava già la macchina della protezione civile.
Il prefetto (di CT) Corrado Scivoletto è stato svegliato dallo schianto del grande lampadario di cristallo che ornava la stanza adiacente alla camera da letto di villa Letizia.
A casa di Silvestro Menza, il sismologo dell'osservatorio di Acireale, ha preso a squillare il telefono, ma nessuno ci ha badato. Le mura, i vetri e le suppellettili vibravano ancora. Nessuno ha alzato la cornetta di quel telefono collegato al segnale d'emergenza collegato ai cinque sismografi del collegio Pennisi.
Silvestro si è precipitato al centro di osservazione mentre la gente scappava di casa e , insieme con Rosario Basile si è trovato davanti la traccia di quel terremoto lunga quanto basta a coprire otto tacche, ognuna segnante il trascorrere di 60 secondi.
Al centro di protezione civile di Acireale si incrociano i dati, mentre giungono notizie contraddittorie sull'esito del terremoto del Siracusano. Solo verso le due, le prime squadre dei vigili del fuoco, della croce rossa si muovono con l'obiettivo di rimuovere ballatoi e muri pericolanti, ma la realtà che attende le squadre guidate dal capitano Enzo Andò è tragica, dovranno scavare per ore e ore, sottraendo alle macerie feriti e cadaveri.

Le prime contestazioni riguardano i dati ufficiali forniti dall'istituto nazionale di geofisica quanto alla localizzazione dell'epicentro al largo del Golfo di Noto.Non hanno un numero adeguato di sismografi per calcolare in maniera attendibile la localizzazione - dicono al Pennini - figuriamoci la profondità.
Ecco la prima contestazione dell’epicentro
All'istituto internazionale di vulcanologia il vicedirettore Giovanni Frazzetto può ubicare con certezza l'epicentro dieci chilometri ad est di Augusta ma non può ancora farlo per l’ipocentro (ovvero il punto esatto all'interno della crosta terrestre dal quale si è liberata l'energia): “Dobbiamo confrontare i dati con quelli provenienti dalla Grecia, comunque si tratta di un fenomeno che si è prodotto ben oltre i dieci chilometri di profondità, anche la macrosismica conferma la prossimità con la costa di Augusta”.
Purtroppo si ripete anche all'istituto italiano di Vulcanologia il problema di convogliare i dati reperiti da più parti. È la solita storia: si rifilano due o tre sismografi qui altri due lì ,ma non si fa nulla per connetterli in rete e ottenere dei dati fisici attendibili sull'esatta consistenza.
Al mattino, Nello Imposa, ricercatore dell'istituto dei geofisica e geodinamica, ci mostra il terremoto alla “moviola.
Il computer analizza le componenti orizzontali, verticali e longitudinali della massa di energia in movimento nelle viscere della terra.
Anche il computer dell'università smentisce clamorosamente i primi dati. L'energia del sisma si è liberata a soli 36 chilometri da Catania (Augusta!): diventano chiari i motivi della catastrofe che si è abbattuta su Carlentini e il Calatino, che ha messo in ginocchio la praticabilità degli edifici pubblici del capoluogo etneo.
“Potrebbe trattarsi della risposta, in termini geodinamici, al terremoto del Canale di Sicilia del mese scorso - spiega il professore Giuseppe Patanè, docente di geodinamica, direttore scientifico dell'osservatorio di Acireale - e ciò spiegherebbe il motivo per cui il sisma è avvenuto proprio a Carlentini. Se osserviamo uno schema che correa una nostra pubblicazione del 1987, i nostri studi ci portavano a collocare una “barriera di rilassamentoproprio lungo il territorio di Carlentini”.
Purtroppo le pubblicazioni di Geodinamica non sono lette per nulla negli uffici tecnici dei comuni e neppure dagli organi di vigilanza della regione che, piuttosto, nel settore della sorveglianza antisismica può vantare una antica e intemerata latitanza. Da anni si promettono interventi organici, centri di scienza e di eccellenza scientifica. Ma la realtà è poi sempre la stessa. A spiegarci come vanno realmente le cose non restano che un manipolo di ricercatori e qualche scienziato scomodo, come quel Giuseppe Patanè che due anni fa giunse a prevedere il terremoto di Piano d’Api, allora, come oggi, inascoltato.






Hanno agito entrambe onde P e onde S

Acireale
Quando un volontario della protezione civile chiede “E’ un terremoto di tipo ondulatorio o sussultorio?, il tecnico gira le spalle e non nasconde una smorfia.
In effetti questa vecchia terminologia trae facilmente in inganno.
“Ogni terremoto - spiega pazientemente Silvestro Menza - possiede sia una componente verticale che una orizzontale. Inoltre dobbiamo saper distinguere tra le varie componenti del moto.
Per dare un'idea potremmo dire che le cosiddette onde P hanno un movimento trasversale e si comportano pressoché come una molla, mentre le onde S hanno un andamento trasversale, ovvero si diffondono prevalentemente come accadde ad una corda di chitarra quando viene percossa.
Più siamo vicini al meccanismo focale, quello dal quale si esplicherà il terremoto, è più alta sarà l'incidenza di onde p con andamento prevalentemente verticale; il boato che si avverte spesso in prossimità dell'epicentro è dovuto proprio alla propagazione di alcune di queste onde la cui frequenza viene percepita distintamente dall'orecchio umano. Ma mano che ci si allontana aumenta invece la componente S e l'andamento è prevalentemente orizzontale".
-Nel caso di questo terremoto?
“Possiamo dire che hanno agito sia le onde P che S. In che misura lo stabiliranno gli studi successivi.
Pino Finocchiaro

14 dicembre 1990
Testo commentato
14 dicembre 1990
Gazzetta del sud

Polo di Priolo, scattati i sistemi di sicurezza
Danni per miliardi alla cementeria di Augusta

Priolo
Ancora una notte di grande paura a Priolo nel ricordo terribile di quel 19 maggio del 1985 quando un violentissimo incendio, dopo una tremenda esplosione, bruciarono le “torridell'ICAM. Fortunatamente, oltre alla grande paura nella città industriale a 13 km da Siracusa non si sono verificati danni di particolare entità se si eccettua qualche calcinaccio caduto per strada e un ascensore precipitato lungo il suo alloggiamento fortunatamente quando era disattivato e dunque senza provocare alcun danno.
Come sempre quando la violenta scossa sismica è stata avvertita, sono scattati i sistemi di sicurezza delle aziende che operano nel polo petrolchimico, a ridosso del centro abitato.
Seguendo un iter ormai collaudato, i tecnici aziendali addetti alla sicurezza hanno immediatamente arrestato gli impianti dopo aver fatto bruciare per intero il prodotto nelle “colonne” (e questo giustifica le dense volute di fumo nerastro notate soprattutto ieri mattina) (?).
L'attività produttiva delle industrie è poi tornata alla normalità quando, constatato che non esisteva più alcun pericolo ed una volta effettuate tutte le necessarie verifiche tecniche, gli impianti sono stati rimessi in marcia. (mentre si aspettava la replica del terremoto!)
Gravissimi i danni causati dal terremoto alla cementeria di Augusta: da un primo sommario sopralluogo dei tecnici effettuato presso lo stabilimento di Megara Giannalena, pare che ammontano a diversi miliardi di lire. (e mentre i terremotati aspettavano la ricostruzione la cementeria è stata interamente ricostruita! Con quali soldi?)
I danni maggiori, che solo per un miracolo non hanno causato conseguenze a persone si sono verificati presso i reparti di vecchia costruzione. Gli stessi dirigenti della società che fa capo al gruppo Unicem, da tempo li avevano giudicati fatiscenti. E non a caso avevano programmato la costruzione di una nuova linea che darebbe lavoro per alcuni anni a diverse centinaia di addetti, realizzando così un impianto moderno ed ecologicamente molto più valido di quello attuale.
Da quello che si è potuto sapere sono rimasti seriamente danneggiati un forno di cottura, un lavino del crudo e strutture di collegamento.
Gianna Pellegrino
Nello Pappalardo


Gazzetta del sud
pagina 5
Venerdì 14 dicembre 1990
Il terremoto venuto dal mare
Allora le vittime furono sessantamila, stavolta per fortuna neppure una
A noto si è temuto un altro 1693
danni al patrimonio immobiliare della capitale del barocco

Noto
11 gennaio 1693 - 13 dicembre 1990: quasi 300 anni per due eventi sismici di fortissima intensità. Due date che resteranno impresse negli annali e che sicuramente non saranno dimenticate dagli abitanti della capitale europea del barocco e dall'intero Val di Noto.
La prima si riferisce al catastrofico sisma del X-XI grado della scala Mercalli che rase letteralmente al suolo la vecchia Noto, ubicata sull'altopiano del monte Alderia; la seconda alla scossa tellurica di ieri mattina di origine tettonica, con epicentro a 55 chilometri dal Golfo di Noto e di intensità pari al VII-VIII grado Mercalli.
Tra l’uno e l'altro terremoto, però, una sostanziale differenza, cioè quella che mentre il primo causò la morte di sessantamila persone travolte dalle macerie, quella di ieri, per fortuna, non ne ha registrato alcuna, almeno a Noto. Sono, però, stati lo stesso 45 interminabili secondi terrore, di impotenza, che hanno fatto pensare al peggio dato il tremendo boato iniziale e il susseguente andamento ondulatorio e sussultorio del sisma. La tremenda scossa è stata avvertita da tutta la popolazione netina che, in alcuni casi in preda forte panico, si è riversata sulle strade abbandonando, così come si trovavano (alcuni in pigiama o in vestaglia), le case dirigendosi verso spiazzi, larghi o piazze.
Con le prime luci, il rientro e la stima dei danni subiti dagli immobili.
Se per fortuna non si lamentano vittime, ingenti sono stati invece i danni a monumenti e abitazioni. Da un sommario esame degli edifici, fatto dal centro operativo municipale prontamente istituito dal sindaco Figura e dalla Giunta, con 13 squadre di tecnici comunali e privati, pare che al momento ben 16 famiglie dovranno abbandonare la propria abitazione; mentre si continua ad ispezionare altre 200 abitazioni. Per i senzatetto, è stata requisito l'albergo "Stella" ubicato in via Napoli, e, se non dovesse bastare, si sta vagliando l'ipotesi di requisite anche qualche grosso complesso alberghiero delle località balneare netine. Se la quasi totalità delle abitazioni private ha riportato lesioni, non da meno sono stati gli edifici pubblici e monumenti.
Al momento riportiamo quelli segnalatici con danni più rilevanti:
nella chiesa del Carmine, oltre diversi cornicioni crollati e all'apertura di profonde lesioni interne, sono caduti i sostegni che reggevano la croce in ferro che protegge il prospetto;
la chiesa di San Domenico ha perduto diversi cornicioni dalla foreste, che hanno costruito la attigua via Bovio;
la chiese Di Sant'Antonio abate, oltre ad alcuni cornicioni del prospetto, ha riportato lesioni interne; la stazione ferroviaria, specialmente al primo piano, è inagibile per caduta di intonaci e parzialmente del tetto; oltre ai locali dell’ex INAM di via Tommaso Fazello, oggi adibiti a medicina di base, che ha riportato diverse lesione dei muri interni;
anche se la caserma dei carabinieri è stata danneggiata, specialmente nei piani superiori e in alcuni muri perimetrali; il palazzo Astuto di via Cavour ha riportato molte lesioni interne; in quasi tutti e 15 piani del grattacielo, con l'attiguo istituto della Previdenza Sociale, caduta di calcinacci dalle volte e lesioni in diversi muri;
il carcere di Noto, ove si trovano reclusi oltre 150 detenuti e che dopo il terremoto sono state condotte nel cortile interno, ha avuto molti muri lesionati ed un muro del cortile interno crollato, per cui sarà evacuato;
il liceo scientifico attiguo alla chiesa dell'Immacolata già da tempo controllato, ha riportato ulteriori ingenti danni;
l'istituto magistrale “M. Raeli” attiguo alla chiesa di San Domenico, ha perso diversi intonaci dai tetti e dai muri e subito lesioni su diverse pareti.
Dal centro operativo comunale apprendiamo, infine, che con diverse ordinanze il sindaco di Noto, Mario Figura, ha disposto la chiusura di tutti gli uffici scolastici di ogni ordine e grado fino a sabato 15, al fine di effettuare i dovuti accertamenti circa l'agibilità degli stessi; che tutti gli uffici pubblici ricadenti nel territorio comunale, tranne il municipio, restano chiusi in via cautelare per la giornata odierna; che su segnalazione dell'ufficiale sanitario, a scopo cautelativo non deve utilizzarsi l'acqua che scorre rubinetti per almeno un paio di giorni e comunque fino a quando non saranno stati acquisiti risultati delle analisi in corso di effettuazione.
Rosario Dell'Arte